#9 – La lunga oscura notte del Dottor
Strange
di Fabio Furlanetto
La porta del bar si apre,
lasciando entrare un uomo bagnato fradicio. I clienti non sollevano nemmeno la
testa per osservarlo; sono curvi sul proprio bicchiere, immersi nella propria
disperazione.
Il barista finisce di
asciugare il bicchiere che ha in mano, salutando il nuovo arrivato:
-Dottor Strange.
E’ da parecchio che non si fa vedere. Che cosa le porto?
-Il solito, Dee – risponde il
dottore, la cui Cappa di Levitazione si sistema da sola sull’attaccapanni. Di
nuovo, nessuno se ne accorge.
Il bicchiere si riempie
rapidamente di whiskey. Il barista cerca di leggere l’espressione facciale del
dottore, ma è il solito enigma.
-Sembra che lei abbia passato
una giornataccia, dottore. Non vuole parlarne?
-Non vorrei annoiarti.
-Non è che si faccia molta
conversazione, qui – nota il barista. A parte qualche sommesso borbottio, il
bar è incredibilmente silenzioso.
-Perché no. Tutto è
cominciato nella Dimensione Oscura...
La Dimensione Oscura, il giorno prima
Io e Clea
eravamo nel mezzo della battaglia della nostra vita: milioni di Messaggeri
della Parola avevano invaso il regno.
Le difese mistiche erano già
state indebolite dall’attacco di Umar e Cyttorak, e pure noi due non eravamo esattamente freschi
come rose. Per giunta, i Messaggeri erano incredibilmente potenti...derivavano
le proprie capacità dalla Parola stessa, ed ognuno era del calibro di una
piccola divinità.
Normalmente la prima cosa che
avrei fatto sarebbe stato sigillare la dimensione per limitare l’arrivo di
nuove truppe. Sfortunatamente, raggiungere la Dimensione Oscura è così ridicolmente
facile da renderla una naturale zona di passaggio per infinite destinazioni; è
praticamente impossibile impedire l’accesso ad un mago degno di questo nome.
Avresti dovuto vedere Clea; non penso abbia mai lottato per la propria dimensione
con così tanta passione, una vera e propria forza della natura. Ma anche i
Messaggeri lo erano...un esercito sconfinato di forze della natura.
E’ stato allora che ho capito
come si sentono i super-eroi quando lavoriamo assieme. Ora, non voglio sembrare
arrogante, ma la maggior parte dei super-eroi non durerebbe cinque minuti
contro il genere di minacce di cui mi occupo io. Molti di loro sono così
abituati ad essere al di sopra della gente normale da trovarsi spiazzata se
deve combattere esseri di cui non vedono neppure la vera essenza; si limitano a
combattere le ombre che proiettano.
Dato che io di solito riesco
a combattere o persino sconfiggere ciò che proietta quelle ombre, tanti
super-eroi credono che io possa fare qualunque cosa. Non per vantarmi, ma non
sono tanto lontani dalla verità: quando si conosce la magia al livello
necessario per diventare Mago Supremo, la domanda non è “posso farlo?” ma
“quanto sforzo è necessario per farlo?”.
Ma anche io ho dei limiti. Ci
sono cose ben al di là del mio potere. E qualunque fosse la vera natura
dell’essere che chiamiamo Parola e che proiettava le ombre che chiamiamo
Messaggeri, era ben oltre qualsiasi sforzo io potessi mai fare.
In altre parole, capii subito
che non avevamo alcuna chance. Fu allora che fui costretto a fare qualcosa che
non avrei mai creduto possibile: evocai Dormammu.
Il bar, oggi
Il barista si ferma quando Strange pronuncia quel nome, versando il whiskey fuori dal
bicchiere e macchiando il bancone.
-Ma porca...scusi dottore, è
che quel nome...
-Non fa niente. Dormammu fa quell’effetto – risponde con calma il dottore,
gesticolando verso il liquido versato. Il whiskey rientra nella bottiglia,
mentre il bicchiere levita verso la sua bocca.
-Credevo che Dormammu fosse il suo peggior nemico!
-Lo è, certo. Ma ricorda,
avevamo a che fare con delle forze della natura; la situazione era disperata.
Avevo già messo in conto che Dormammu mi avrebbe
pugnalato alle spalle alla prima occasione, ma aveva anche un conto in sospeso
con la Parola.
-Ed abbastanza potente da
combattere i Messaggeri?
-A malapena. Lo conosco da
talmente tanto tempo che persino io tendo a dimenticarmelo, ma Dormammu non è un essere al nostro livello. Può avere una
forma fisica ed un nome, ma è più una forza distruttiva primordiale che altro.
La sua natura violenta è la sua debolezza maggiore, in realtà: se solo
concentrasse le sue abilità mistiche in modo più indiretto sarebbe invincibile.
E poi c’è il problema della fede in lui.
-Dormammu non mi sembra il tipo da dubitare di se stesso.
-No, intendevo la fede degli
abitanti della Dimensione Oscura. La loro adorazione aumenta il potere di Dormammu; terrorizzati dalla Parola, tutti coloro che
avevano abbandonato la fede in Dormammu hanno subito
invocato il suo nome perché distruggesse l’invasore. E a differenza della
Parola, Dormammu non è per nulla schizzinoso sulla
natura delle preghiere a lui rivolte.
-Se con l’aiuto di Dormammu ha sconfitto i Messaggeri, dottore, perché quel
muso lungo?
Lo sguardo del dottore si
perde nel vuoto per un istante, prima che svuoti il bicchiere in un sorso solo.
-Fu allora che Rintrah si unì alla battaglia.
La Dimensione Oscura, il giorno prima
Fu Rintrah
ad avere la strategia vincente, anche se all’inizio fui scettico. Nella mia
arroganza ho sempre considerato Rintrah come un
novizio anche dopo la sua ascesa al ruolo di Mago Supremo al posto mio.
Non è durato molto nella
carica, anche se ha fatto un ottimo lavoro. Gli mancava la mia esperienza,
forse, ma col tempo sarebbe diventato mio eguale nelle arti mistiche...o forse
mi avrebbe persino superato. Io ero così deciso a tornare ad essere il Mago
Supremo che, quando Rintrah propose di lasciare che
io riprendessi la carica [1], non gli ho nemmeno chiesto
il perché. Immaginavo me lo avrebbe detto a tempo debito.
-Finché Dormammu
tiene a bada i Messaggeri, possiamo attaccare la Parola nella sua dimensione –
propose.
-Non abbandonerò il mio regno
a questi invasori! –protestò Clea, staccando la testa
di un Messaggero dal resto del corpo.
-E’ la nostra migliore
possibilità – dissi io. Non perché ci credessi, ma perché avevo già capito che
la Dimensione Oscura era destinata a cadere. E se non avessimo agito in fretta,
la nostra dimensione sarebbe stata la successiva.
Può sembrare cinico, ma il
mio primo pensiero fu per la Terra. La Parola era una minaccia per tutta
l’esistenza, ma se avessi dovuto sacrificare un’altra dimensione per salvare la
nostra l’avrei fatto. In effetti, avrei potuto distruggere la Dimensione Oscura
da solo.
Non è poi difficile come si
possa pensare. La prima volta in cui imparai l’incantesimo che permette di
distruggere un intero universo non riuscii a chiudere occhio per una settimana.
E’ chiamato l’Ultima Difesa
ed è forse l’incantesimo più impegnativo che io conosca; che io sappia non è
stato usato più di due volte. Persino l’Antico non era sicuro di riuscire a
portarlo a compimento, né di quante volte fosse stato realmente usato.
La nostra situazione sembrava
cucita apposta sull’Ultima Difesa, il cui scopo è mettere fine ad una minaccia
implacabile impedendole di attaccare un altro universo. Purtroppo non c’era
garanzia che io potessi completare l’incantesimo, o persino che avrebbe avuto
effetto sui Messaggeri che provengono da una realtà con leggi magiche diverse da
quelle che conosco.
Non dissi tutto questo a voce
alta, naturalmente, ma mi limitai a dire:
-Vale la pena tentare.
Il bar, oggi
Il barista riempie una
seconda volta il bicchiere del dottore, dopodiché beve un sorso dalla
bottiglia.
-Mi scusi, dottore, ma un
incantesimo capace di distruggere un intero universo...
-Nessuno trova il concetto
più terrificante di me, Dee, te lo assicuro. Ci sono state volte in passato in
cui sono andato vicino ad usarlo contro esseri invincibili; Zom,
Shuma-Gorath, la Trinità delle Ceneri...ma il rischio
era troppo alto. Se avessi sbagliato ad eseguire l’incantesimo avrei distrutto
solo me stesso, lasciando quei mostri liberi di attaccare la Terra. La Parola,
però, non conosceva la posizione della nostra dimensione perché era stata
allontanata da Eternità in persona. Se non fossi riuscito a sconfiggere la
Parola in altro modo, ero disposto a sacrificare la Dimensione Oscura pur di
fermare la sua avanzata.
-Con il vantaggio aggiuntivo
di liberare l’universo da Dormammu – aggiunge il
barista.
-Come ho detto, nessuno trova
il concetto più terrificante di me. Questo fammelo doppio, Dee.
Regno delle Sfere, il giorno prima
Con Dormammu
a difendere le retrovie della Dimensione Oscura, mi avventurai assieme a Clea e Rintrah attraverso il
portale da cui provenivano i Messaggeri.
E’ difficile rendere l’idea
di quanto fosse distante quella dimensione dalla nostra; distante da tutte le
altre realtà che conosco, in effetti.
Posso solo teorizzare che
Eternità non sia stato l’unico ad ostracizzare la Parola, ma che molti altri
universi abbiano preferito tenersene alla larga. Con ottime ragioni, come avevo
già scoperto.
Il Regno delle Sfere era
diverso da come mi aspettavo. E’ sempre bene lasciarsi alle spalle i pregiudizi
prima di avventurarsi in reami mistici, certo, ma mi aspettavo qualcos’altra da
un’entità così apertamente ostile come la Parola.
Il Regno era immenso. Si
estendeva in ogni direzione spaziotemporale, ma c’era qualcosa di
ineffabilmente artificiale nel suo ordinamento...probabilmente il Regno era
stato un tempo un universo normale, con solo tre dimensioni spaziali. Ma tre
dimensioni non bastavano alla Parola.
La dimensione era satura di
anime; non riesco neanche a calcolare quante fossero stipate lì dentro.
-Stephen, questa dimensione è viva – realizzò Clea.
-Non esattamente; è carica di
anime perfettamente ordinate e controllate, che pensano all’unisono osannando
la gloria della Parola – le spiegai.
-Come può un luogo così
carico di vita essere così sterile e vuoto? – chiese Rintrah,
senza che io avessi una risposta per lui.
Era chiaro che tutti e tre
trovavamo quel luogo rivoltante. Gli abitanti del Regno delle Sfere avevano
guadagnato immortalità, pace ed armonia, ma al prezzo di annichilire la propria
capacità di pensare per se stessi. Con mia sorpresa, i Messaggeri ci lasciarono
passare.
La loro attenzione era ancora
per la Dimensione Oscura, verso cui si scagliavano con fervore fanatico, ma non
ci consideravano una minaccia. E per quanto mi dolesse ammetterlo, avevano
perfettamente ragione: anche a diversi livelli di esistenza di distanza, potevo
avvertire l’essenza della Parola martellare la mia anima. Mi sentivo come un
microbo che risale il microscopio per incontrare lo scienziato che lo stava
studiando.
Mentre mi dirigevo ad incontrare
la cosa più vicina a Dio che avessi mai dovuto combattere, Layla
Miller stava salvando l’universo.
Il bar, oggi
-Chi? – domanda il barista.
-Una ragazzina
incredibilmente irritante che ha la brutta abitudine di anticipare le mosse del
Fato. Mi aveva accompagnato nella mia ultima avventura nella Dimensione Oscura,
ma l’avevo rispedita al mio Sanctum Sanctorum
all’inizio dell’invasione.
-Ne parli come se fosse
decisamente propensa a cacciarsi nei guai.
-Quasi quanto un super-eroe.
Avevo intuito che il suo coinvolgimento nella mia vita non era casuale...sarei
un pessimo Mago Supremo se non mi accorgessi di certe cose. E dato che le cose
non accadono mai per caso quando si ha a che fare con Layla
Miller, fu proprio quando la rimandai indietro che l’Esiliato si mise in testa
di attaccare la mia casa.
Sanctum Sanctorum, il giorno prima
Non ero presente duranti
questi fatti, ma ben poche cose possono accadere al Sanctum
Sanctorum senza che il Dottor Strange ne sia al
corrente. Scusa la terza persona, ogni tanto capita.
Vedi, come ho scoperto solo
da poco, l’Antico aveva custodito nella mia dimora un residuo delle energie
della Parola risalente al suo primo scontro con Eternità. Quando Rintrah e Dormammu avevano
raggiunto la Dimensione Oscura, quel residuo aveva iniziato a rilasciare
energia.
L’Esiliato non poteva
resistere a quella che rappresentava la sua unica possibilità di raggiungere il
dio che adorava: esiliato da tutte le magie della nostra dimensione, poteva
solo sperare nel frammento per poter sentire ancora una volta la voce della
Parola.
Il suo esilio significava che
le difese del Sanctum Sanctorum erano assolutamente
inefficaci su di lui; la mia casa è uno dei maggiori concentrati di magia del
mondo, e la sua sola presenza sollevava un tornado. Wong
ha cercato di tenergli testa, ed è persino riuscito a ferirlo; sfortunatamente
l’Esiliato ha sangue Eterno nelle vene. Non penso sia necessario aggiungere
altro.
Wong riuscì però a guadagnare abbastanza tempo perché Layla raggiungesse una delle ali segrete del Sanctum Sanctorum. Le ho chiesto come facesse a sapere dove
dirigersi, ed ovviamente lei mi ha risposto solo “Sono Layla
Miller. So molte cose”. Ho già detto quanto sia irritante?
Comunque Layla
raggiunge la porta blindata che l’Antico aveva installato per proteggere il
residuo mistico della Parola; un espediente un po’ mondano per un Mago Supremo,
ma una necessità
quando si ha a che fare con
qualcuno su cui la magia non funziona.
Quando l’Esiliato la
raggiunse, la reazione del Sanctum Sanctorum era già
abbastanza violenta da rischiare di far crollare non solo l’intero edificio, ma
tutte le dimensioni tascabili al suo interno.
-Non penserai certo di
potermi fermare, ragazzina? – chiese l’Esiliato.
-Certo che no. Non hai letto
l’iscrizione? – rispose Layla, indicando le lettere
incise sulla porta.
“Non aprire prima o dopo la fine del mondo”.
-Noterai che non dice cosa fare durante la fine del mondo – aggiunse poi, aprendo la porta.
Layla si aggrappò con tutte le forze alla porta per non essere risucchiata dal frammento, che invece inghiottì l’Esiliato strappandolo per sempre alla nostra dimensione.
Il bar, oggi
Nonostante abbia seguito senza problemi il resto della storia, il barista sembra scettico riguardo gli ultimi dettagli raccontati dal dottore.
-Come faceva Layla a sapere che sarebbe successo proprio questo? E come ha aperto la porta blindata?
-La combinazione era la data del suo compleanno. In certe cose, ancora oggi è l’Antico a darmi lezioni. Quanto alla prima domanda...una volta tanto, non lo sa nemmeno Layla Miller.
Cerchio Ennesimo, il giorno
prima
Nel frattempo avevamo
raggiunto la sfera più alta di quella orribile dimensione, al cospetto della
Parola stessa.
La Parola si trovava al
centro di un universo che era, a sua volta, accerchiato da altre realtà. Tutto
in quella dimensione girava letteralmente attorno alla Parola: un essere
trascendente ben oltre persino la mia immaginazione, appariva come tre cerchi
concentrici in costante rotazione.
Solo guardarla faceva male
all’anima. Infinite infinità di adoratori saturavano l’etere; immagina se
l’intero universo fosse pieno fino all’ultimo centimetro quadro di anime, e se
il solo pensiero di tutti i suoi abitanti fosse rivolto ad osannare il proprio
creatore. Tutto questo continuava sin dalla notte dei tempi, e dato che la
morte non esisteva in quel reame non c’era motivo per pensare che sarebbe
finito. Come ho già detto, la Parola era la cosa più vicina a Dio con cui mi
fossi scontrato.
Quando parlò, la sua voce fu
così possente da rilasciare onde di pressione metafisica che avrebbero potuto
sbriciolare un intero pantheon in pochi secondi.
-Pregate per la misericordia della Parola, miscredenti, e potrete
vivere al mio cospetto.
-Non vogliamo essere tuoi
schiavi – rispose Clea. Credo che capisse tanto
quanto me che cosa si trovasse davanti, ma la paura non avrebbe compromesso i
suoi valori.
-Io vengo per salvarvi. La Parola è il dio supremo di tutti gli dei;
lodate il mio potere.
-E cosa hai fatto con quel
potere ultimamente? – chiesi.
E’ difficile leggere le
reazioni di un essere trascendente. Ma credo di aver irritato la Parola.
-Questo universo esiste perché io l’ho creato. Chi mi adora non deve
temere la morte e vivrà in eterno cantando la mia gloria. Voi parlate di
schiavitù, ma solo chi rende gloria alla Parola è veramente libero.
-Ed hai intenzione di
uccidere chiunque non voglia adorarti? – chiese Rintrah.
Ammetto di essere stato tentato di dargli un pugno in testa: non sembrava
davvero il momento di essere ostili.
-Rintrah, attento. Il suo livello di potere è inimmaginabile.
Non possiamo combatterlo.
-E che cosa dovremmo fare,
Maestro? Arrenderci a lui?
C’era qualcosa
nell’espressione di Rintrah che mi fece capire quale
fosse il suo gioco, e mi maledii per non averci pensato prima. Era
assolutamente brillante.
-Dobbiamo, Rintrah. E’ l’unico modo con cui la Parola può controllarci
– risposi.
Era l’azzardo più rischioso
che avessi mai tentato. Di fronte ad un nemico onnipotente, senza che nessuna
delle divinità mistiche potesse aiutarmi, potevo solo sperare che il mio
avversario fosse ormai così maniacale da cascare in pieno in una trappola
semplicissima.
-La Parola può tutto – disse.
Avevo appena vinto la
battaglia più impari della mia vita, senza pronunciare un solo incantesimo.
-Allora rendici immortali e
felici lasciando libere le nostre menti – disse Rintrah.
-A meno che tu non possa
farlo – si aggiunse Clea, che aveva capito la nostra
trappola.
-La Parola può tutto – ripeté; le onde metafisiche erano
decisamente più deboli, questa volta.
Sarei potuto intervenire, ma Rintrah si meritava l’occasione di mostrare il proprio
valore.
-E’ molto semplice, Parola:
se sei davvero onnipotente, puoi renderci parte del Cerchio Ennesimo e lasciare
che ti adoriamo. Se sei così perfetto, non ci sarebbe motivo di obbligarci ad
adorarti, no?
Clea si unì all’attacco: come sovrana della Dimensione
Oscura, quello che la Parola aveva fatto con il proprio regno la disgustava a
livello personale.
-Ma così non è: hai distrutto
le menti degli esseri che hai creato per poter diventare sempre più potente
grazie alla loro adorazione. Spremendo le anime dei tuoi adoratori fino
all’ultima goccia.
-Menzogne! La Parola è assoluta! La Parola è! Pensate che il vero dio
di tutti gli dei abbia bisogno di piccoli esseri mortali!?
La Parola avrebbe potuto
distruggerci tutti e tre, proprio in quel momento. Ma esitò.
La cosa curiosa della sua
dimensione era che le anime erano state assuefatte da così tanto tempo
all’adorazione della Parola da non avere alcuna resistenza verso l’introduzione
di nuove idee.
L’onnipotenza della Parola
era il perno della loro esistenza, ma non avevano mai avuto modo di rifletterci
sopra perché non erano esposti ad alcuna forma di ragionamento da eoni.
Il risultato fu che la fede
di molti abitanti del Cerchio Ennesimo vacillò. La vibrazione armonica della
psiche collettiva era così forte in quella dimensione che anche una piccola
dissonanza si notava immediatamente. La reazione della Parola fu tristemente
prevedibile: distrusse chi dubitava.
-Io sono l’inizio e la fine della vostra esistenza! Come osate
dubitare del potere della Parola?
L’effetto a catena fu
letteralmente apocalittico. Chi dubitava era ucciso, ma questo faceva nascere
ancora più dubbi negli altri adoratori. Il risultato era una infinita onda di
morte che si propagava lungo l’etere senza fine del Cerchio Ennesimo in
un’ecatombe che fa impallidire tutte le guerre di tutta la storia di tutti i
mondi.
-Non che mi lamenti, ma
perché attacca gli adoratori invece di noi? – chiese Clea.
-Perché nella sua ossessione
sono loro la minaccia peggiore, ma è solo questione di tempo prima che decida
di rimuovere il problema del dubbio alla fonte – realizzai.
Ormai mantenere una faccia da
poker è una seconda natura per me, ma Rintrah lesse
le mie intenzioni con chiarezza insperata in un minotauro
alieno.
-So a cosa state pensando,
Maestro, ma non potete usare l’Ultima Difesa – disse.
Ero abbastanza sicuro che Rintrah non fosse in grado di utilizzare
l’incantesimo...non ero nemmeno sicuro di poterlo fare io...ma in quanto ex
Mago Supremo doveva conoscerne le basi.
-Dormammu non può fermare i Messaggeri per sempre; per quanto
ne sappiamo, la Dimensione Oscura è già caduta. Stiamo parlando di un essere
privo di scrupoli il cui potere rivaleggia con quello di Eternità: se la Parola
non viene fermata, trasformerà anche la nostra realtà in un incubo.
-E distruggereste questa
realtà per salvare la nostra, Maestro? La Parola ha manipolato e distrutto triliardi di triliardi di vite;
non meritano una chance di redimersi?
Mentre il mio protetto, al
tempo stesso mio successore e predecessore, metteva in dubbio il mio piano, la
Parola riconquistò le redini del proprio cosmo.
Aveva perso una percentuale
importante di adoratori per sedare l’eresia che io e Rintrah
avevamo scatenato, ma il suo potere era pur sempre ridotto ad una frazione di
infinito.
-E’ troppo tardi per le preghiere, miscredenti.
Il bar, oggi
Il dottore scuote la
bottiglia per recuperare le ultime gocce di whiskey, mentre il barista pende
dalle sue labbra. Quando il flusso del racconto si interrompe, lo incita:
-E poi cosa è successo?
-Beh, la Parola non ci ha
ucciso. Forse ho esagerato un po’ – biascica il dottore, che soltanto ora
inizia a risentire gli effetti dell’alcool.
-Quello l’ho capito. Ma come
siete sopravvissuti?
-Ho pensato che l’unica cosa
da fare fosse provare che la Parola avesse torto.
-Pregando per un intervento
divino?
-Dee, saresti sorpreso dallo
scoprire che razza di amicizie altolocate può avere un Mago Supremo.
Cerchio Ennesimo, il giorno
prima
L’Occhio di Agamotto si aprì, investendo la Parola della propria luce
purificatrice.
-Patetico! Pensi che un piccolo dio insignificante possa nuocere alla
Parola!?
-Hey, chi hai chiamato piccolo? – rispose una voce proveniente dall’Occhio di Agamotto.
Ciò che scaturì dal mio
talismano non aveva una forma definita...al tempo stesso era un uomo, una donna
ed una tigre. Ed ognuna delle tre forme stava attaccando uno dei tre cerchi
concentrici che formavano l’apparizione della Parola.
-Sacra Vishanti!!!
– imprecò Rintrah.
-Precisamente – risposi.
Agamotto, Oshtur ed Oggoth non si manifestavano fisicamente da...onestamente
non lo so, così come non sono realmente sicuro che quelle fossero le loro vere
forme. Agamotto ha un aspetto diverso ogni volta che
si manifesta.
Clea e Rintrah erano
esterrefatti...non capita certo tutti i giorni di incontrare la sacra trinità della
magia, in fondo. A volte rimpiango di non riuscire più ad entusiasmarmi per
certe cose.
Normalmente uno scontro
finisce nel momento esatto in cui scende in campo la Vishanti,
ma anche con meno adoratori del solito la Parola era troppo formidabile perché
questo bastasse.
Riuscì a togliersi di dosso
l’intera trinità, e si preparava ad un attacco capace di ferirli seriamente.
Fatico ad immaginare un incantesimo capace di farlo, ma non fu un problema
immaginare che nemmeno le mie abilità di Mago Supremo mi avrebbero permesso di
sopravvivere.
Avevo giocato la carta del
deus ex machina e non era bastato. Una novità anche
per me.
Feci allora qualcosa che
riservo per le occasioni veramente speciali: barai.
E giocai una seconda carta del deus ex machina.
-Somma di ciò che è e ciò che
sarà, il Mago Supremo ti evoca, Eternità!!!
Il bar, oggi
Il dottore ha steso la testa
sul bancone, rigirando il bicchiere ormai vuoto tra le dita.
-E poi cosa è successo,
dottore? – incita il barista, afferrando il dottore per il costume ed
avvicinandolo a sé.
-Eternità...il
frammento...credo di aver bevuto abbastanza, Dee...
-Un altro goccio, su, devo
sapere come è andata a finire – continua il barista, forzando il dottore a bere
ancora un altro sorso.
Cerchio Ennesimo, il giorno prima
Eternità estrasse dal proprio
costato il frammento lasciato dalla Parola durante il loro primo scontro...e da
quel frammento uscì l’Esiliato.
-Riprenditi il tuo messia, Parola,
e non provare mai più ad attaccarmi.
-Come osi minacciare la
Parola? Il tuo potere non è nulla in confronto al suo! – protestò l’Esiliato.
-Esiliato. Hai portato la gloria del mio nome nei mondi che non
conoscono la mia luce?
-L’ho fatto, o signore.
-Ciò è bene. E quanti locali hai convertito al culto della Parola?
-Io...nessuno. Sono stato
osteggiato dai...
In tutta risposta, il corpo
dell’Esiliato esplose violentemente. Non che io fossi particolarmente
affezionato a quel mostro, nonostante fosse il figlio dell’Antico, ma neanche
un nemico si merita di morire in un modo così atroce.
-Allora, la tua fede non è sincera.
Non so se gli abitanti del
Cerchio Ennesimo conoscessero l’Esiliato; al momento del suo arrivo, però,
avevano avvertito in lui una fede assoluta. Vedere la Parola distruggerlo con
così tanta noncuranza ebbe un effetto devastante sull’intera dimensione...e non
poteva essere un momento peggiore, perché sia la Vishanti
che Eternità lo scelsero per attaccare la Parola.
Suppongo sia solamente grazie
all’intervento delle divinità che avevo evocato se sono sopravvissuto all’esperienza.
Non posso dire di aver compreso appieno che cosa sia avvenuto, ma una cosa è
certa: per essere convinto di poter combattere allo stesso tempo Vishanti ed Eternità nel proprio momento di maggior
debolezza, la Parola è senza ombra di dubbio il nemico più suicida che io abbia
mai incontrato.
Il bar, oggi
Il dottore è completamente
ubriaco, riverso sul bancone. Nessuno degli altri clienti ci fa caso: ognuno è
perennemente fisso sul proprio bicchiere, che si riempie da solo dopo ogni
sorso.
Il barista non ha bisogno di
fare niente: sono loro la causa della propria miseria. Ma il Dottor Strange aveva bisogno di un certo incoraggiamento.
-Che ne è della Parola e dei
suoi demoni?
-Distrutta per sempre. Una
volta crollato il loro dio, i Messaggeri hanno perso ogni forza e sono stati
distrutti da Dormammu...che non ha esitato a
prendersi il merito della vittoria.
-Tipico di Dormammu. Immagino che si sia ripreso la Dimensione Oscura?
-Non esattamente.
La Dimensione Oscura, il giorno prima
Nonostante la capitale fosse
ridotta ad un cumulo di macerie fumanti, non era certo lo stato peggiore in cui
l’avessi vista. Dormammu avrebbe potuto facilmente
riportare il suo culto alla gloria dei tempi andati, se Eternità non mi avesse
dovuto un favore per averlo aiutato a liberarsi della Parola. Osservare
abbracciato alla propria bellissima moglie la manifestazione dell’universo
intrappolare il tuo peggior nemico in una prigione inespugnabile davvero non ha
prezzo.
-Brucerò le tue interiora per questo affronto, Strange!!!
– protestò Dormammu, prendendo a pugni la stessa
barriera che imprigionava i Senza Mente.
-Lo sai che prima o poi
scapperà di nuovo, vero? – chiese Clea.
-Lasciami assaporare comunque
il momento – risposi, baciandola.
Sarebbe stato un perfetto
lieto fine, se non fossimo stati interrotti da Rintrah.
-Chiedo il suo perdono,
Maestro, ma questo è il momento di salutarci.
-Puoi restare nella
Dimensione Oscura finché vuoi, Rintrah – offrì Clea.
-Ne sono tentato, ma il mio
viaggio deve continuare altrove. Senza il loro dio, gli abitanti del Cerchio
Ennesimo sono esposti ad infinite minacce...chissà quanti demoni pianificano
già un modo per impossessarsi del potere della Parola. E’ stato un onore
servire il Mago Supremo, Maestro – disse Rintrah,
togliendosi la Cappa della Levitazione.
-No, Rintrah,
ti sei guadagnato il titolo di Mago Supremo tanto quanto me. Ed oggi hai
dimostrato di essere mio eguale nelle arti mistiche.
-Ma Maestro, non può esserci
più di un Mago Supremo.
-Non nella stessa dimensione.
Tieni per te le insigne che hai guadagnato sul campo...Rintrah,
Mago Supremo del Cerchio Ennesimo.
Il bar, oggi
-Tutto qui!? – protesta il
barista, spingendo il dottore fino a farlo cadere a terra.
-Sono tutti critici –
biascica il dottore ubriaco.
-Questo è il luogo dove si
reca chi non ha più alcuna speranza! Dove affogare la propria esistenza
nell’autocommiserazione! Che cosa ci fa qui il Mago Supremo?
Il barista prende a calci il
dottore, che si piega in due dal dolore. Ad ogni calcio, il corpo del barista
rivela per una frazione di secondo la propria vera forma.
-Che cosa mi nascondi, Strange? Quale dolore nasconde la tua anima? Quale orribile
verità hai abbellito nel tuo racconto? Hai distrutto una dimensione evocando
l’Ultima Difesa? La Parola ha ucciso Clea davanti ai
tuoi occhi? Rintrah ti ha tradito? Dormammu ha devastato la Dimensione Oscura? Non puoi
trovarti qui senza un motivo, ed io lo scoprirò!!!
-Io lo so perché è qui – dice
una voce femminile, mentre la porta del bar si apre. E’ solo un’adolescente dai
capelli biondi.
-Niente minorenni, potrei
perdere la licenza. E poi tu cosa puoi saperne di certe cose?
-Sono Layla
Miller. So molte cose. Per esempio so che Doc ha
alterato la pozione magica prima che tu gliela facessi bere, e so che il tuo
nome completo non è Dee.
-D’Spayre – aggiunge Strange,
rialzandosi in piedi come se nulla fosse – Infestare un bar? Sei davvero caduto
in basso.
-Un vile trucco per
costringermi a rivelarmi! – protesta D’Spayre,
abbandonando la forma umana per riprendere il proprio aspetto demoniaco ed
attaccare Strange.
In tutta risposta, Strange afferra la bottiglia di whiskey dal bancone per
spaccarla in testa al demone.
-Wow. Alla faccia
dell’anticlimax – protesta Layla.
-Perché non sai che fatica è
stata tessere un incantesimo che lo intrappolasse in una forma fisica mentre
raccontavo la battaglia con la Parola e
fingevo di ubriacarmi.
-Dì la verità, Doc, ti sei divertito un mondo.
-A volte penso davvero che tu
sappia troppe cose, Layla. Come hai trovato questo
posto, tra parentesi?
-Una maga non svela mai i
propri trucchi – risponde la ragazza, strizzando l’occhio.
-Sei una ragazza sveglia e
pericolosa, Layla, per te stessa e per gli altri. Che
cosa hai intenzione di fare, adesso?
-Non lo so ancora. Vado dove
il battito di ali di una farfalla può salvare il mondo...è quello che faccio.
Ma mi terrò stretta il tuo numero di cellulare, giusto per sicurezza.
-Non ho un cellulare.
-Ne troverai uno quando avrò
bisogno di parlarti, e saprò già il numero. E’ così che funzionano le cose per
quelli come noi.
-Hm. Non ho ancora deciso se
dovrei prenderti come allieva o esiliarti in un’altra dimensione, Layla, ma penso che per questa volta ti lascerò andare.
-A proposito di andarsene,
non dovremmo aiutare questi poveretti? – chiede Layla,
indicando i clienti del bar.
-Signori, il bar è chiuso
fino a data da destinarsi – dice il Dottor Strange,
battendo le mani per attirare la loro attenzione. Lagnandosi sommessamente, uno
dopo l’altro i clienti si incamminano verso la porta...e quando ne oltrepassano
la soglia, i loro corpi svaniscono nella nebbia.
La Cappa di Levitazione torna
sulle spalle del Dottor Strange, che fa strada a Layla Miller.
Quando sono usciti, il bar
alle loro spalle sparisce per lasciare spazio alla distesa di lapidi.
Il costume del Dottor Strange lascia spazio ad un impermeabile. Layla Miller incrocia le braccia nel tentativo di
riscaldarsi; ad un cenno del Dottor Strange, la sua
giacca sportiva lascia spazio ad un giaccone invernale.
I due non si dicono altro
fino a quando non sono usciti dal cimitero, dopodiché si stringono la mano.
-Stammi bene, Doc.
-Cerca di stare lontana dai
guai, Layla.
-Mi conosci, Doc.
-Appunto.
I due strani alleati si
separano, incerti di cosa avesse in mente il destino quando li ha fatti
incontrare ma ancora più sicuri che si rivedranno in futuro.
FINE
Note
Con questa storia termina
questo ciclo di storie. Chissà se rivedrete questo autore tra queste pagine.
Di sicuro rivedrete Layla Miller sulla serie MIT Destino, e senz’altro il
Dottor Strange continuerà a proteggere l’Universo
Marvel IT dalle minacce mistiche.
Più di questo, nessuno lo può
sapere...
[1] In un
retroscena mai narrato tra la fine della miniserie Strange e l’inizio di questa
serie